
Edward Hopper ebbe nel corso della sua vita artistica un'unica modella, la moglie Josephine.percorrendo le sale della mostra a lui dedicata a Palazzo Reale impariamo a riconoscerla nelle infinite metamorfosi che l'occhio e la mano del suo uomo le regalano.
sappiamo che è lei, non potrebbe essere altrimenti, ma è anche ogni volta un simbolo, la donna colta nei momenti più raccolti, più intimi, più segreti. nella solitudine, nell'attesa o, come in Evening Wind (qui sopra), nello stupore dell'inaspettato e forse, in segreto, desiderato.
lo sguardo è lucido, penetrante, mai impietoso, lascivo o compiaciuto.con una significativa, celeberrima eccezione.
ma in Girlie Show il corpo femminile è esibito sul palcoscenico, enfatizzato dalla luce dei riflettori, filtrato e reso quasi grottesco dall'occhio lubrico dello spettatore invece che da quello incantato dell'amante.
quasi a sottolineare il sottile, ma percettibile confine tra erotismo e pornografia.
e, come a ribadirlo, lo sguardo si posa poi sulla serie degli schizzi in bianco e nero in cui basterebbe un minimo scarto a passarlo.
ma, a dispetto delle pose infinitamente più intime e potenzialmente oscene rispetto al passo di danza ostentato della spogliarellista del dipinto, questo non avviene.
siamo di nuovo in privato, nella penombra ed è come se, tracciandone i contorni sulla carta, la mano del pittore riaccarezzasse un corpo conosciuto e amato nel senso più profondo del termine e per questo ai nostri occhi squisitamente erotico.