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lunedì, ottobre 26, 2009

disteso accanto a me...

....dormi, respirando piano.
e il tuo respiro è quasi un sussurro che accompagna i miei pensieri.
e tieni la mano appoggiata al mio ventre con un gesto che involontariamente rivela quella possessività negata così strenuamente nella vita di ogni giorno.
o forse ti rassicura sentire che sono qui , comunque e sempre, senza condizioni e in ogni momento.
nonostante...
una passione furibonda e una dedizione incondizionata non sono esattamente la prescrizione più sicura per un lieto fine.
ma non passerò questa perla di saggezza, distillata in anni tumultuosi, ai figli cui in definitiva ho rinunciato per non rinunciare a te.
no, non è un rimprovero, né una recriminazione dal sapore di ricatto emotivo. solo una constatazione dal retrogusto amaro.
ho imparato piuttosto presto che ogni scelta ha un prezzo e implica delle perdite, mai indolori.
e so che questa almeno per un po' sarà un rimorso più che un rimpianto.
ma con il passare del tempo ho finito per preferire l'imperfezione del rimorso alla perfezione del rimpianto.
o al rifugio paradossalmente sicuro della perenne incertezza.
proprio il tuo baluardo in anni duri, difficili, a tratti crudeli.
per molto tempo ho pensato che fosse una difesa comprensibile, persino accettabile visto quello che era accaduto.
ora so che, ancor prima di un alibi sempre credibile, era semplicemente la cifra del tuo modo di essere.
in fondo non hai fatto altro che seguire la corrente, lasciato che gli altri, la vita decidessero per te. e quando hai scelto lo hai fatto solo perché messo con le spalle al muro.
non rinunci a questo dubbio privilegio neanche ora.
senza chiederlo lasci a me l'onere della scelta.
anche la presenza dell'altra in fondo è un pretesto.
un modo per scoprire se io sia davvero disposta ad accettare non l'infedeltà, ma l'eterna attesa, la sospensione come condizione di essere di noi, della nostra storia.
non riesco ad immaginare che cosa ti aspetti, che cosa speri davvero.
ma so che quando domani o il giorno dopo ancora reciderò il filo che ci lega, amputando anche una parte di me, seppure soffrirai, sarai comunque sollevato.
ed io so che, pur amandoti ancora, smetterò di volerti bene.....

http://www.youtube.com/watch?v=ay5kvPzvvTc

martedì, aprile 28, 2009

stanno suonando la nostra canzone

pare che l’ultima moda sia contemplare la casa di lui o i luoghi che corrispondono a pietre miliari della vostra storia con Google Street.
ma noi apparteniamo a generazioni nate in epoche predigitali – ci ricordiamo perfino della tv in bianco e nero – e quindi gli strumenti con cui farsi male volontariamente dopo la fine di una storia sono ancora primitivi.
funzionavano su vinile come oggi nell’ipod o su youtube.
canzoni, più spesso proprio quella canzone.
era la colonna sonora del primo film che avete visto insieme.
il brano trasmesso alla radio mentre vi riaccompagnava a casa e dopo essere stati tutti e due brillanti, spiritosi, quasi euforici, ascoltavate in silenzio perché qualcosa vi bloccava le parole in gola.
può essere perfino, più prosaicamente, il tormentone estivo assolutamente demenziale battuto a tappeto sulla spiaggia dove vi siete incrociati per la prima volta.
la qualità del pezzo non è di per sé un fattore qualificante se non perché ci riesce più facile giustificare esteticamente la fissazione per “Don’t give up” che per “Vamos alla playa”.
quello che conta è che da quel preciso momento per voi la prima, se non l’unica associazione possibile, per quella canzone sarà quella con lui.
nessun problema ovvio finché la storia non finisce.
che cosa succede però alla “nostra canzone” quando non siamo più noi, ma io e te e il distacco non è stato proprio indolore?
potete cancellare ogni traccia del suo passaggio dalla vostra casa e dalla vita di tutti i giorni. selezionare con cura luoghi e persone.
persino smettere di sentire o di credere di sentire sul cuscino il suo odore, l’aroma inconfondibile della pelle mescolata al profumo e alle sigarette preferite, ma prima o poi, implacabilmente, quella sequenza di note vi colpirà a tradimento e vi riporterà proprio al momento e al luogo da cui volevate fuggire.
o a cui volevate tornare. perché sarete voi nei momenti più duri a riascoltarla per cercare di far rivivere il passato.
in questo momento critico il fatto che la canzone non fosse eccessivamente romantica – ma si tratta di rare eccezioni – aiuta.
esiste un numero limite di volte oltre il quale non è possibile ascoltare in lacrime i Righeira, mentre con Peter Gabriel può essere più complicato.
ma laddove non si viene soccorse dal senso del ridicolo, interviene il grande dottore, il tempo.
e il grande giudice.perché quando finalmente riuscirete ad ascoltare quella canzone oggi e non come fosse ieri, quello che vi lascerà dentro, che sia indifferenza, malinconia, struggimento, rimpianto sarà la misura della storia che avete vissuto.