lunedì, ottobre 12, 2009

mating

non ha un nome la protagonista di “Accoppiamenti” di Norman Rush, giovane antropologa americana, arenata professionalmente e sentimentalmente tra gli espatriati del Botswana, dove si è trasferita per completare la sua tesi di dottorato, fino all’incontro con Nelson Denoon, affascinante guru intellettuale e sperimentatore sul campo di utopie sociali.
Tsau, la città del riscatto delle donne da lui creata, diventa prima la meta di un viaggio attraverso il deserto del Kalahari e il passato e poi il luogo in cui, rivelandosi nei propri ricordi, i due protagonisti vedono messe alla prova e dissolte dall’interno le loro convinzioni più radicate.
è il corto circuito, forse obbligato, di tutte le storie d’amore in cui la tensione di un’irresistibile attrazione fisica si mescola all’incantamento dell’intelligenza e della creatività sul terreno fertile di una condivisa privazione emotiva.
una storia d’amore che non imprevedibilmente finirà per scuotere dalle fondamenta anche l’enclave ideale che l’ha resa possibile.
la maestria dell’autore si rivela - ancor più che nella complessità dei richiami, spesso caustici e profetici, alla politica, all’antropologia, alla filosofia che continuamente si intrecciano alla trama - nell’assoluta naturalezza con cui ci mostra la progressiva rivelazione della sua protagonista a se stessa.
come se la scrittura la precedesse e poi l’accompagnasse passo passo mentre inconsapevolmente richiude la faglia che l’aveva separata dalle proprie radici emotive.
e certo solo il titolo originale “Mating”, con la fluidità della forma verbale – rispetto a quella definita, chiusa del sostantivo italiano “Accoppiamenti” - rende completamente giustizia al ritmo interno e alla complessità di ogni rapporto uomo-donna di cui questa storia d’amore è al tempo stesso un affascinante modello e una celebrazione.