sabato, febbraio 19, 2011

what we lose...

what we lose, we think we lose forever
but we are wrong about this; think of love -
love is lost, we think it gone,
but it returns, often when least expected,
forgives us our lack of attention, our failure of faith,
our cold indifference, forgives us all this, and more;
returns and says, "I was always there."
love, at our shoulder, whispers: "merely remember me,
don't think I've gone away forever:
I'm still here. with you. my power undimmed.
see. I'm here."

A. McCall Smith, The Lost Art of Gratitude

mercoledì, febbraio 16, 2011

Matilda

Matilda riposa quieta nella culla.
Tiene i pugni serrati e ha il sorriso misteriosamente beato dei neonati nel sonno.
Mi chiedo se sogni e che cosa sogni.
Giorgio e Terry, i suoi genitori, al mio fianco, si limitano a contemplarla con un misto di tenerezza apprensiva e compiacimento.
E’ bella Matilda.
Bianca e rosa, con un ciuffo di capelli neri e uno sbarazzino nasino all’insù.
E si è fatta attendere.
Non solo perché è nata quasi due settimane dopo il termine.
Come capita spesso si è annunciata quando i miei amici, dopo anni di speranze disattese, avevano pronta la domanda d’adozione.
E’ solo l’ultima di una serie di bambini che ho visto nascere e crescere in questi anni da quando Francesco se ne è andato.
Immagino che ne nascessero (e la gente intorno a me si sposasse e mettesse su famiglia) più o meno con la stessa frequenza anche prima, ma era il mio sguardo ad essere diverso.
Lo sguardo di chi può ancora dire con un sorriso “forse domani” e non di chi ha inciso dentro un “mai più”.
Mi allontano in punta di piedi, senza far rumore.
Saluto in fretta i miei ospiti, sono in partenza.
Mi aspetta un treno che mi riporterà a casa dopo una breve vacanza.
Lungo la via per la stazione mi compiaccio di me stessa, della strada che ho fatto da quando anche solo la vista di un neonato riusciva istantaneamente a riempirmi gli occhi di lacrime.
Ora sono serena, con il cuore leggero come non mi capitava da anni e la gioia per la nascita di Matilda è un’emozione che posso condividere senza più venature di amarezza.
Difficili da ammettere ancor più che da mascherare.